Informazioni sul mondo di neonati e bambini

La quercia come simbolo della famiglia

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giovedì 18 settembre 2014

Parto africano. Per un parto a contatto con la natura

Oggi parliamo di un modo per pan partorire a contatto con la natura. Un ginecologo di Napoli lo chiama "Parto Africano" poiché richiama il modo di partorire delle donne che vivono nei villaggi africani. Chi ha avuto l'esperienza di partorire con lui si è trovata benissimo grazie alla possibilità di poter sperimentare delle posizioni diverse dalla classica sdraiata sulla schiena che hanno favorito l'espulsione del neonato.

L'idea si sta diffondendo sempre più, tanto che in America hanno lanciato un nuovo reality dal nome "Born in The Wild", idea avuta da una mamma che ha postato il filmino del suo parto avvenuto sulle rive di un fiume.

Negli ultimi tempi sempre più mamme scelgono di partorire in luoghi diversi dall'ospedale, come il parto domiciliare, momento in cui l'ostetrica, e il ginecologo disponibile, si recano a casa della partoriente e la aiutano a partorire. Oppure il parto in acqua, che anche se praticato in strutture ospedaliere o in delle cliniche assomiglia poco ad una sala parto. Adesso si è aggiunto il parto africano*!!
Dimostrazioni che è tanta la voglia di tornare ad un parto naturale.

I pro sono tanti, ma il più importante è che la donna può assumere le posizioni che vuole facilitando così l'espulsione del feto. Questo procura meno dolore ed un parto più veloce. Del resto la posizione in cui la partoriente è sdraiata supina sul letto facilita solo il medico.

*Curiosità: attualmente anche in Africa si tende a far partorire le donne in strutture sanitarie dove vengono fatte mettere nella classica posizione. Purtroppo, solo le donne che vivono nei villaggi riescono ancora a partorire in modo naturale. Sembra che chi deve stare più comodo sia sempre chi assiste piuttosto che l'assistito.


venerdì 3 dicembre 2010

Isolamento delle (neo)mamme

"L'essere umano è un animale sociale e i bisogni sociali delle gestanti e delle madri della nostra società vengono soddisfatti in controtempo: le donne in cinte e le donne che allattano si trovano isolate proprio quando hanno bisogno di un sostegno sociale forte mentre la partoriente viene circondata da treo quattro persone, proprio quando esige riservatezza" (cit.)

Questo accade molto spesso, quasi sempre. Le donne nel periodo della gravidanza e nel primo anno di vita del bambino si sento sole, soffrono una forte solitudine... ed è proprio così: vengono effettivamente lasciate sole, è un sentire che corrisponde ad una realtà.
Circondate da persone unicamente nel periodo del parto e forse nel successivo primo mese, magari anche in modo fastidioso ed insistente; successivamente il vuoto.

Il comportamento di circondare di attenzioni la partoriente e lasciarla sola prima e dopo il parto è un comportamento che si è strutturato negli anni con la "civilizzazione", che ha portato l'uomo a distanziarsi sempre di più dalle sue necessità più "corporee", facendo prendere il sopravvento alle "buone maniere".

Mi domando come tutto questo incida sul "calo fisiologico e psicologico" della mamma dopo il parto, o sulla depressione post-partum.... e le conseguenze nelle relazioni che la mamma-donna intesse con gli altri.

domenica 1 marzo 2009

Quando gli interessi economici superano l'insuperabile: la salute dei bambini



Latte in polvere contaminato:condannate Nestlè e Tetrapack

ROMA (1° marzo) - Inchiostri nella fabbricazione di imballaggi, nelle confezioni in TetraPak a stampa off-set di latte per bambini: prima sentenza di condanna in Italia per la multinazionale del latte Nestlè e delle multinazionali di confezionamento TetraPack.

Il caso.
La sentenza ha riguardato il noto caso del latte prodotto dalla Nestlè Italiana S.p.a. in TetraPack, Nidina1 e Nidina 2 e successivamente Mio sequestrato il 22 novembre 2005, dal Corpo Forestale dello Stato, in esecuzione dell'ordinanza della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ascoli Piceno, in circa 30 milioni di litri di latte per bambini della Nestlè: «Mio», «Mio Cereali», «Nidina 2», con scadenza settembre 2006, «Nidina 1», quest'ultimo con scadenza maggio 2006, venduti nei supermercati, negozi e farmacie. Il sequestro precauzionale era stato disposto a seguito dei risultati delle analisi effettuate dall'Arpa - Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Marche, successivamente ad un primo sequestro di due milioni di litri di latte, riguardante solamente la qualità «Mio» e «Nidina 2», avvenuto il 9 novembre 2006.

La sentenza.
Il giudice di pace di Giarre (Catania) ha stabilito che «la commercializzazione del “prodotto inquinato” comporta una responsabilità di natura contrattuale ed extracontrattuale in quanto si profila non solo una ipotesi di inadempimento contrattuale ma anche una ipotesi di responsabilità per il danno alla salute che la commercializzazione comporta».
Ed ancora, continua il giudice: «Nello specifico gli attori hanno fornito prova idonea che a seguito dell'acquisto del latte Nestlè e della somministrazione dello stesso alle proprie figlie, subirono un danno di natura psicologica determinato dal turbamento e dalla preoccupazione che la prole possa essere contaminata a causa della sostanza “inquinante”.
Nello specifico il giudice ha condannato la Nestlè Italiana sp.a., la Tetra Pack International S.A. e la Tetra Pack Hispania S.A., in solido tra loro, al pagamento a favore dei genitori delle piccole che avevano utilizzato il prodotto alimentare adulterato sia del danno patrimoniale che del danno non patrimoniale nonchè al pagamento delle spese legali. Soddisfatto il Codacons.
«La vittoria del Codacons in Sicilia contro la Nestlè e le TetraPack- spiega il segretario nazionale del Codacons Francesco Tanasi- essendo la prima in Italia servirà a fare giurisprudenza in una controversia che appariva ai più persa in partenza proprio per la notevole differenza di forze in campo».

(Fonte)

sabato 10 gennaio 2009

Dopo il parto, si torna a lavorare?!?



Roma, 9 gen. (Adnkronos Salute) - Sì alle super-mamme che tornano a lavoro subito dopo il parto, come ha fatto la ministra francese Rachida Dati, rientrata al suo posto dopo 5 giorni dal lieto evento. Purché, però, non si rinunci all'allattamento al seno e a stare vicino al bebè.

E' il parere del presidente della Società neonatologi italiani (Sin) Claudio Fabris, convinto che "tutte le mamme debbano essere in condizioni di poter stare con il proprio bambino nei primi mesi della nascita, soprattutto per non privare il bambino di un alimento fondamentale per lo sviluppo".

E non vedono controindicazioni al lavoro 'immediato' nemmeno i ginecologi che sottolineano, però, che si tratta di "un lusso per le poche donne che hanno le tutele necessarie sia dal punto di vista sociale che medico", dice Giorgio Vittori, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo).

Oltre alla necessità di avere a disposizione persone che si occupano delle cure pratiche del bebè, infatti, ci sono anche problemi 'tecnici' nel post-parto. "Un taglio cesareo fatto con anestesia in peridurale su una paziente sana - spiega Vittori all'ADNKRONOS SALUTE - permette di tornare a casa dopo pochi giorni. Ma il taglio cesareo è comunque un'incisione chirurgica di 7-10 cm. Per chiudersi necessita di 8 giorni, ma per stabilizzarsi realmente sono necessari 30 giorni. Lavorare 5 giorni dopo il parto, come ha fatto la ministra francese, significa decidere di lavorare, su propria decisione, con una ferita che va tenuta adeguatamente sotto controllo. Nel caso di Rachida Dati si tratta di una situazione protetta e tutelata che, però non è possibile per tutte le donne".

I neonatologi, invece, sottolineano l'importanza per il bambino di stare "con la propria madre e di avere l'opportunità di essere allattato al seno. Il latte materno, infatti - spiega Fabris - ha mille effetti benefici: sull'apparato gastrointestinale, sullo sviluppo neurocomportamentale, sulla prevenzione delle allergie e di tante altre malattie. Non solo. L'allattamento naturale permette di stabilire un buon rapporto madre figlio. Se una donna ha la fortuna di avere il latte, è giusto che offra al figlio questa opportunità di salute, anche se non bisogna drammatizzare se il latte non c'è", conclude il pediatra. (Fonte)

Vorrei comunque sottolineare quanto sia importante per una crescita sana del bambino e per una donna che diventa madre, passare del tempo con il proprio bambino che vada al di là dell'accudimento. Un tempo speciale, un tempo solo per lei e per lui...così, solo a guardarsi, amandosi.

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sabato 1 novembre 2008

Mamme e bimbi insieme nell'acqua


L’acquaticità, ovvero un iniziale contatto con il mondo acquatico, se praticata sin dai primi mesi di vita del bambino ne favorisce lo sviluppo psico-motorio e sensoriale unitamente all’apprendimento di schemi posturali adeguati e di un corretto controllo respiratorio.
Da non trascurare sono inoltre i risvolti psico-sociali, infatti l’esperienza ludica in acqua, quale elemento fondamentale per la vita, stimola la formazione di una solida relazione genitore-bambino incrementando autostima e fiducia nelle proprie potenzialità congiuntamente alla socializzazione con gli altri bambini.

Il neonato ritrova in acqua un ambiente a lui conosciuto e rassicurante, l’utero materno, che gli trasmette tranquillità e serenità: il movimento dolce dell’acqua lo massaggia, lo avvolge, lo culla.
Il genitore, guidato dal trainer del corso, aiuta il proprio bimbo a svolgere semplici esercizi e giochi finalizzati allo sviluppo di una maggior confidenza con l’elemento acqua; il bambino grazie al costante contatto con la figura parentale, che funge da punto di riferimento, acquista la sicurezza e la fiducia necessari per uno sviluppo ed una crescita armoniosi.

L’esperienza in acqua garantisce inoltre risvolti positivi anche per il genitore che acquisisce una miglior abilità nel maneggiare il proprio bimbo senza timore, riduce l’ansia e le preoccupazioni, consente il confronto e il dialogo costruttivo con altri genitori e soprattutto permette di dedicare del tempo esclusivo qualitativamente proficuo al proprio figlio.

Rispetto alla mia personale esperienza non posso fare altro che confermare pienamente quanto sopra descritto; da quando abbiamo iniziato il corso di acquaticità i cambiamenti e traguardi raggiunti dalla mia bimba di cinque mesi sono incrementati a vista d’occhio. Praticare il corso di acquaticità con la mia piccola, pelle a pelle, è un’esperienza unica e speciale, vedere i suoi occhioni dolci incrociarsi con i miei sott’acqua è indescrivibile… (Fonte).
Purtroppo non sempre è possibile seguire dei corsi di acquaticità dove sperimentare nuove sensazioni insieme al proprio bambino. A volte i corsi li fanno lontano da casa, raggiungere la piscina diventa un'impresa; oppure hanno un costo troppo elevato per poterseli permettere.
Un modo alternativo potrebbe essere quello di fare il bagnetto insieme, il contatto tramite la pelle diventa un modo per conoscersi e ri-conoscersi, in particolare subito dopo il parto. E' un momento che le mamme possono dedicare a loro stesse e al figlio, per costruire un nuovo legame; uno spazio intimo e dolce.

domenica 21 settembre 2008

In aumento la violenza in famiglia



La violenza in famiglia è in aumento, soprattutto in Italia.

Si tratta di uomini che menano letteralmente le mogli e i figli.

E' facile cadere in una spirale del genere senza accorgersene: un giono il marito dà uno schiaffo alla moglie, "capita"-si pensa-"stavamo litigando", magari la donna si da anche la colpa.

Poi, succede che arriva il secondo schiaffo, "capita. Certo è il secondo, però se io non avessi detto che...". Poi arriva il terzo e il quarto. E allora comincia lo smarrimento. Tutti i giorni. E allora diventa normalità.

Da questa normalità dello schiaffo giornaliero, si arriva al pugno ogni tanto. E la spirale ricominica, solo che oltre lo schiaffo ora arriva anche il pungo, poi sarà la volta dei calci e via dicendo. Il tutto sempre più velocemente.

Non è necessario che l'uomo colpisca anche i figli fisicamente, se già non lo fa, perché per un bambino assistere o anche solo sapere che la madre viene menata, procura le stesse conseguenze che se le botte le avesse prese in prima persona.

Fermare la spirale non è facile, ma si può fare e c'è chi aiuta ControViolenzaDonne.

Anche il fenomeno dello stalking è in aumento. Non è un comportamento violento, almeno all'inizio, così la donna è attenta. E invece pare che una consistente percentuale sfocia in omicidio.

La famiglia va preservata, le donne vanno preservate, i bambini vanno preservati. Se alcuni uomini non riescono ad assolvere a questo loro fondamentale compito, trasformandolo in qualcosa di diametralmente opposto, allora c'è bisogno di allontanarli e di farsi aiutare.

giovedì 4 settembre 2008

Parto cesareo e legame madre-figlio

Non nascondo che "stare dietro" a tutte le notizie che arrivano, notizie come questa (dove si dichiara che se una donna subisce il parto cesareo non avrà un buon legame con suo figlio, o comunque non come quello delle mamme che partoriscono in modo naturale) e non scrivere nulla, è davvero difficile.


Come prima cosa vorrei sottolineare due elementi dell'articolo:
- lo studio è stato effettuato su un campione di 12 partorienti. 12. Un numero davvero rappresentativo della popolazione;
- non è stato specificato se le donne che hanno partorito tramite il cesareo, lo hanno "subito", scelto e, se scelto, per quale ragione.


Viviamo in una società difficile, carica di un'organizzazione, di un sistema che non offre scampo, e gli articoli pubblicati su ricerche fatte, scoperte che vengono spacciate per nuove e non lo sono, topi-cavia equiparati agli esseri umani e via dicendo, di certo non aiutano. In seguito ad una di queste "scoperte sensazionali", sembra che o sei "in" o sei "out" a seconda se aderisci o meno a ciò che la ricerca reputa positivo.


Il legame tra madre e figlio è un rapporto, un'emozione, un mondo, che si studia da anni. I migliori psicologi, psicoanalisti, psichiatri, neuropsichiatri, filosofi ecc. studiano cercando di carpire il segreto che c'è nell'alchimia di questo legame. E ancora non hanno finito di studiarlo.


Questi studi hanno evidenziato che ci sono diversi tipi di legame tra madre e figlio, e che un buon legame non è detto che si 'strutturi' fin dalla nascita.

Anzi, è possibile che dopo aver visto quello sgorbietto uscito dal proprio corpo, si pensi anche che sia brutto, magari è un capellone mai visto e la mamma se lo era immaginato pelato!
Ciò non significa che il legame tra questa madre e il suo bambino non sarà buono. Intervengono talmente tanti fattori che influenzano positivamente o negativamente il rapporto madre-figlio, che relegarlo solo al momento della nascita o rendere questo momento uno dei più importanti per stabilire che tipo di legame sarà, mi sembra alquanto riduttivo.


E l'ossitocina, o "ormone dell'amore, può essere prodotto in seguito anche al provare una emozione positiva, ad un abbraccio, ad un bacio, ad una carezza...al solo prendere in braccio quel piccolo fagotto appena nato, per non parlare del momento dell'allattamento!


Quindi, subire un cesareo, non implica un rapporto con il proprio bambino non buono o non "sufficientemente buono".

domenica 13 luglio 2008

Il biberon di marzapane


Nella favola di Hansel e Gretel, la casa di marzapane, ideata da una strega malvagia, è una trappola per i bambini che attirati dalla golosità cominciano a mangiarla, ignari del fatto che andranno così incontro alla morte.

Da adulti sappiamo che la favola di Hansel e Gretel deriva dalla fantasia dei fratelli Grimm, che ha dei significati simbolici che aiuano i bambini nel difficile processo di crescita e accettazione delle difficoltà, che, comunque sia, i due fratellini si salvano.

Oggi, al posto della casa di marzapane, abbiamo i biberon di marzapane, ma non solo, abbiamo anche le incubatrici di marzapane e gli aerosol di marzapane.

E purtroppo non si tratta di fantasia, ma di realtà.

Gli incriminati, dalle varie ricerche, sono i biberon, costruiti con un componente chiamato Bisfenolo A, un policarbonato, sostanza chimica utilizzata nella costruzione di plastica e resina.

Il bisfenolo ha un larghissimo impiego nella produzione di:

- oggetti per la nutrizione (bicchieri, stoviglie, contenitori per gli alimenti);
- materiali per l'ambito della medicina (lenti per gli occhiali, dialisi, cardiochirurgia);
- materiali per la prima infanzia (biberon, bicchieri di plastica per bambini, aerosol, incubatrici).

L'insidia del bisfenolo A è identica a quella della casa di marzapane: si rischia la vita!

Ricerche di anni e anni fa avevano portato alla luce che piccole particelle del composto chimico, si staccavano, finendo nel cibo o nella bevanda che si stava ingerendo.

Dopo un primo allarmismo, i ricercatori, tramite i media, dichiarano che la quantità di particelle rilasciate nel cibo o nelle bevande era talmente bassa che non procurava nessun danno.

Danni, badate bene, che andrebbero ad interessare il sistema ormonale e neurologico, procurando problemi di salute permanenti.

Proprio così, il bisfenolo A, oltre che essere accusato di procurare il tumore al seno e alla prostata, andrebbe a interferire con il sistema endocrino procurando effetti negativi sul tessuto cerebrale non solo del bambino, ma anche del feto.
Le ultime ricerche dimostrano la tossicità del prodotto anche a dosi molto basse.
Il problema della veridicità o meno di queste ricerche è ciclico, come sempre del resto ogni volta che si vanno a toccare degli ingranaggi che muovono enormi correnti di denaro.

Le ricerche sulla tossicità o meno del bisfenolo A esistono dal 1928 e sono continuate fino ai nostri giorni creando una volta allarmismo e l'altra tranquillità in tutto il Mondo.

In Italia, come nostra mentalità detta, l'allarmismo non scatta mai. L' Ufficio Stampa dell'Istituto Superiore di Sanità in un comunicato del febbraio del 2008 fa sapere che: "In base alle conoscenze attuali, non ci sono motivi scientifici che precludono l’uso di biberon in plastica. Le stime effettuate dall’EFSA hanno mostrato che l’esposizione della popolazione europea a bisfenolo A attraverso la dieta anche in neonati allattati esclusivamente con biberon in plastica è notevolmente inferiore al valore di assunzione giornaliera tollerabile."

Il 21 aprile del 2008 in Canada si mette al bando la vendita e l'importazione di biberon in policarbonato in base ad uno studio statunitense (del National Toxicology Program, se non sbaglio del 2007) sulla presunta pericolosità per gli animali del bisfenolo A (Bpa) contenuto in questo polimero. Non è escluso che il provvedimento possa estendersi successivamente ad altri contenitori per alimenti liquidi realizzati con lo stesso materiale.

L'allarme era già stato dato nel 2005, in seguito ad uno studio della Yale University condotto da Neil J. MacLusky.

Ad essere contaminati sono il cibo e l'acqua, i bisogni primari per la vita dell'uomo. e la contaminazione pare vada a ledere le radici dell'umanità: i feti, i neonati e i bambini, ma mentre Hansel e Gretel alla fine riescono a salvarsi, sarà più difficile per i nostri bambini.

Le notizie le ho prese dai seguenti articoli:

domenica 29 giugno 2008

Il primo anno di vita


Moltitudini di ricerche e di articoli affermano che il primo anno di vita del bambino è di fondamentale importanza per il suo futuro.
In questo delicato periodo la madre ha un ruolo di grande importanza.
Oggi si preferisce parlare di caregiver, una parola inglese che, come spesso accade, non ha un corrispettivo in italiano. Colui che si prende cura è il significato che più gli si avvicina.

Leggevo in questi giorni un articolo su internet che ha attirato la mia curiosità poiché risaltavano le parole "madre-bambino", "rapporto", "predittivo", "adolescenza".

Nell'articolo viene scritto che i ricercatori della University of Chicago (in inglese fa più effetto, come caregiver per dire genitore o chi-ne-fa-le-veci) hanno verificato tramite uno studio che il tipo di rapporto madre-bambino, definito dal carattere o dalla personalità (come fossero la stessa cosa) della madre in interazione con il temperamento (altra parola usata chissà con quale accezione) del bambino, possa essere predittivo di ciò che accadrà durante il periodo adolescenziale.

Più o meno nulla di strano, fin qui. Se non che alla fine dell'articolo viene scritto, riporto testualmente:

"I risultati ottenuti hanno dimostrato, ancora una volta, che i primi mesi di vita di un bambino sono essenziali per determinare la percezione del mondo e il modo di relazionarsi. Poiché in questi mesi i piccoli passano la maggior parte del tempo con le madri, dalle quali dipendono soprattutto per il cibo, è proprio la mamma ad avere un ruolo determinante".

I 'piccoli' dipendono dalla madre soprattutto per il cibo.
I 'piccoli' dipendono dalla madre soprattutto per il cibo?
Soprattutto?

Non sono d'accordo.

Anni fa, alla fine non tanto lontani dai nostri (1958), un tipo di nome Harry Harlow fece un esperimento con cui dimostrò che se un cucciolo di scimmia viene messo in una gabbia con due finte mamme-scimmia una delle quali dispensa solo latte e l'altra solo 'calore' poiché più accogliente, sceglie di stare accoccolato vicino alla mamma che abbraccia dimenticandosi di mangiare per ore.
All'epoca tali esperimenti potevano essere eseguiti, oogi sarebbero non permessi dall'etica professionale (fortunatamente), ma l'esperimento di Harlow (e altre repliche) ha dimostrato che la necessità di un contatto fisico è un bisogno primario ed è indipendente da quello relativo al soddisfacimento del bisogno di cibo.

Se si parla di rapporto-madre bambino, non si può descriverlo dicendo che è delineato 'soprattutto' da una esigenza di cibo da parte del neonato, anche se con questa frase forse si voleva velatamente giustificare il fatto che sono le mamme a doversi prendere la responsabilità di ciò che accade nei primi mesi di vita del bambino, proprio perché dovendo nutrirli devono passare più tempo con loro. Non mi meraviglio se poi molte mamme decidono volontariamente di non allattare o di smettere di allattare precocemente il loro bambino.

Tra l'altro mettendo di mezzo parole come 'carattere', 'temperamento' e 'personalità', molte persone (non provenienti da studi psicologici) potrebbero intendere che in questo rapporto è inutile intervenire in qualche modo per cambiare le cose perché il 'caratte' è immutabile. Mentre tutti i rapporti umani sono mutabili e dinamici si potrebbe dire per definizione.

Non critico sicuramente l'articolo o il modo in cui è scritto, del resto è una notizia che viene riportata come oggi va di moda riportare le notizie: senza spiegare granchè enunciando solo l'accaduto. (A meno che non si tratti della pubblicazione dell'intero articolo, dove viene descritta la ricerca per intero).

Quello che mi chiedo è: una mamma che legge una notizia come questa, dove viene studiato e ulteriormente indagato, in pratica, il rapporto tra lei e suo figlio, come precursore di chissà cosa durante l'adolescenza e, alla fine di ciò viene scritto che la mamma passa tanto tempo con il bambino perché lui è dipendente da lei soprattutto per il cibo (al di là del motivo reale per cui è stata scritta questa frase), ma che le rimane impresso nella mente? Quale pensiero o fantasia può suscitare in lei?
Tutto ciò, è giusto?

giovedì 15 maggio 2008

Massaggio del bambino

Riporto un articolo che ho scritto per il sito http://www.ilprisma.org/:

Il massaggio del bambino

Il massaggio è una “pratica” in cui gli strumenti principali utilizzati penso si possano identificare nelle mani e nelle emozioni.

Il massaggio si fa con le mani, appunto: mani che toccano la pelle dell'altro, mani che trasmettono emozione, calore, amore.

Tramite il massaggio si comunica e si entra in relazione con l'altro. E' un modo che ci permette di conoscere l'altro e di farsi conoscere.

Proprio per questo motivo ho voluto mettere la parola “pratica” riferita al massaggio tra le virgolette: il massaggio non è una vera e propria pratica, ma è un modo diverso e profondo di stare con il proprio bambino.

Il massaggio infantile, cioè applicato ai neonati, è una consuetudine molto diffusa in alcune culture, come ad esempio in quella indiana. Nel mondo occidentale si sta diffondendo sempre più negli ultimi anni in seguito anche al fatto che le ricerche effettuate stanno dimostrando che il massaggio infantile produce un effetto positivo sullo sviluppo e sulla maturazione del bambino a diversi livelli.

Vimala Schneider McClure, la fautrice della diffusione del massaggio nel mondo occidentale, è una donna di origini americane che dopo un'esperienza in un orfanotrofio dove ha imparato le tecniche fondamentali del massaggio indiano, ha approfondito tale studio e integrando il massaggio indiano con il massaggio svedese, la riflessologia del piede e lo yoga.

In Italia il massaggio infantile è diffuso dall'associazione AIMI, un'associazione onlus che ha come scopo principale quello di “incoraggiare il contatto e i rapporti umani durante il periodo della crescita del bambino, promuovere ricerche e corsi di preparazione e di istruzione in modo che genitori, operatori della prima infanzia, bambini, siano amati valorizzati e rispettati dalla comunità mondiale”. L'associazione promuove inoltre la lettura del libro di Vimala S. McClure “Massaggio al bambino, messaggio d'amore” edito da Bonomi, dove è possibile leggere in modo approfondito i benefici di cui può godere il bambino massaggiato e il genitore che lo massaggia.
L'AIMI fa parte infatti dell'associazione AIAM fondata in America nel 1977 proprio da Vimala McClure, con cui condivide la mission.

Quando fatto giornalmente, i benefici del massaggio infantile sono diversi e tutti molto importanti:

1- Effetti stimolanti:
Miglioramento delle capacità di apprendimento e del linguaggio;
Sviluppo del tono muscolare;
Integrazione sensoriale;
Stimolazione dei sistemi circolatorio, digerente, ormonale, immunitario, linfatico, nervoso, respiratorio, vestibolare;
Accelerazione della crescita della guaina mielinica;
Maggiore percezione mente-corpo.

2 - Effetti di sollievo:
Gas e coliche intestinali;
Stitichezza;
Crampi gastrointestinali;
Tensione muscolare, fisica e psicologica;
Eccesso di muco;
Fastidi da dentizione;
Ipersensibilità al tocco;
Disorganizzazione del sistema nervoso.

3 - Effetti di rilassamento:
Capacità di autoregolazione;
Miglioramento dei ritmi di sonno-veglia;
Situazione di calma;
Riduzione degli ormoni dello stress;
Maggiori livelli di dopamina;
Minore iperreattività;
Minore ipersensibilità.

4 - Effetti di interazione:
Comunicazione verbale/non verbale;
Capacità prelinguistiche di comunicazione;
Rispetto delle emozioni;
Empatia;
Pazienza;
Contatto precoce con entrambi i genitori;
Totale attenzione;
Attivazione di tutti e 5 i sensi;
Imitazione;
Favorire il bonding (cioè un rapporto personale stretto tra il genitore e il bambino, tramite lo sviluppo del contatto visivo, pianto, voce, odorato, tatto, calore, ossitocina e prolattina).

In questa pagina del sito AIMI potete trovare una spiegazione più esaustiva dei benefici che può trarne il bambino e proprio la coppia genitore-bambino.
Il periodo migliore per massaggiare i neonati è dal primo mese di vita fino intorno al decimo mese, ma con degli accorgimenti e adeguamenti può essere applicato anche ai bambini più grandi e ai bambini e ragazzi speciali.



Fonte: http://www.ilprisma.org/

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