L'uomo che striscia (parte III)
- Altri uomini avanzano invece strisciando; è la sensibilità, in essi, che comanda.
La tua sensibilità è padrona in te quando un affetto diventa passione, e sfuggendo al controllo della ragione, ti fa "perdere la testa".
Se la sensibilità domina, paralizza anche lo spirito, lo trascina a rimorchio, non è più in grado di giudicare bene, di agire liberamente.
- Non sei forse diventato schiavo irrimediabilemente schiavo della tua sensibilità? Può darsi; ma, in te, non riesce a governare troppo spesso?
Tu giudichi che quella persona ha ragione, solo perché le vuoi bene in modo sensibile, mentre quell'altra ha torto perché tu "non la puoi soffrire".
Lavori con uno dei tuoi professori perché è simpatico, non fai nulla con l'altro perché "non riesci a digerirlo".
Ti dedichi, ti sacrifichi molto più per uno che non per l'altro, perché tu gli vuoi sensibilmente bene: tu lavori volentieri insieme a un tale perché per lui "andresti in capo al mondo", mentre con il suo amico non potresti mai collaborare.
Sei depresso, non sei più capace di far nulla, perché un rimprovero ti ha ferito, un sorriso ironico ti ha addolorato, una mano ti si è rifiutata.
Non hai più il coraggio di lottare perché i tuoi sforzi non vengono osservati, perché non ottieni alcuna "consolazione" (per la tua sensibilità affamata).
Oggi tu preghi perché sei "in forma", e tu sei in forma perché hai ricevuto una lettera piacevole, perché il tuo amico ha avuto nei tuoi riguardi un gesto delicato, perché sei stato commosso dallo spettacolo d'un grande dolore...
Ma domani non potrai più pregare perché sarai "a terra", e sarai "a terra" perché non sarai riuscito ad ottenere qualche risultato sensibile da tutti i tuoi sforzi, perché qualcuno non avrà creduto alla tua buona volontà oppure il tuo amico ti avrà ingannato o abbandonato...
Tu non sei in piedi, tu, schiavo, strisci!
- L'uomo in piedi è colui il cui spirito, completamente libero, comanda alla sensibilità e al corpo. Non disprezza nè l'uno nè l'altro, perché tutti e due sono belli, utili perché creati da Dio, ma li domina e li dirige. E' lui il capo; loro, sono soltanto i servitori.
- Hai diritto a lanciare in avanti la tua sensibilità od il vigore del tuo corpo; sono una forza, ma tu devi orientarla; sono le tue cavalcature, tu puoi inforcarle, ma conserva saldamente in pugno le redini; sono la tua vettura, puoi farti portare, ma devi impugnare bene il volante. Se i tuoi destrieri s'inalberano, se tu perdi il controllo del tuo veicolo, incorrerai certamente in un incidente.
Dal libro "Donare" di M. Quoist.
La tua sensibilità è padrona in te quando un affetto diventa passione, e sfuggendo al controllo della ragione, ti fa "perdere la testa".
Se la sensibilità domina, paralizza anche lo spirito, lo trascina a rimorchio, non è più in grado di giudicare bene, di agire liberamente.
- Non sei forse diventato schiavo irrimediabilemente schiavo della tua sensibilità? Può darsi; ma, in te, non riesce a governare troppo spesso?
Tu giudichi che quella persona ha ragione, solo perché le vuoi bene in modo sensibile, mentre quell'altra ha torto perché tu "non la puoi soffrire".
Lavori con uno dei tuoi professori perché è simpatico, non fai nulla con l'altro perché "non riesci a digerirlo".
Ti dedichi, ti sacrifichi molto più per uno che non per l'altro, perché tu gli vuoi sensibilmente bene: tu lavori volentieri insieme a un tale perché per lui "andresti in capo al mondo", mentre con il suo amico non potresti mai collaborare.
Sei depresso, non sei più capace di far nulla, perché un rimprovero ti ha ferito, un sorriso ironico ti ha addolorato, una mano ti si è rifiutata.
Non hai più il coraggio di lottare perché i tuoi sforzi non vengono osservati, perché non ottieni alcuna "consolazione" (per la tua sensibilità affamata).
Oggi tu preghi perché sei "in forma", e tu sei in forma perché hai ricevuto una lettera piacevole, perché il tuo amico ha avuto nei tuoi riguardi un gesto delicato, perché sei stato commosso dallo spettacolo d'un grande dolore...
Ma domani non potrai più pregare perché sarai "a terra", e sarai "a terra" perché non sarai riuscito ad ottenere qualche risultato sensibile da tutti i tuoi sforzi, perché qualcuno non avrà creduto alla tua buona volontà oppure il tuo amico ti avrà ingannato o abbandonato...
Tu non sei in piedi, tu, schiavo, strisci!
- L'uomo in piedi è colui il cui spirito, completamente libero, comanda alla sensibilità e al corpo. Non disprezza nè l'uno nè l'altro, perché tutti e due sono belli, utili perché creati da Dio, ma li domina e li dirige. E' lui il capo; loro, sono soltanto i servitori.
- Hai diritto a lanciare in avanti la tua sensibilità od il vigore del tuo corpo; sono una forza, ma tu devi orientarla; sono le tue cavalcature, tu puoi inforcarle, ma conserva saldamente in pugno le redini; sono la tua vettura, puoi farti portare, ma devi impugnare bene il volante. Se i tuoi destrieri s'inalberano, se tu perdi il controllo del tuo veicolo, incorrerai certamente in un incidente.
Dal libro "Donare" di M. Quoist.
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