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La quercia come simbolo della famiglia

martedì 27 febbraio 2018

Schema dello sviluppo emotivo-relazionale da 0 a 48 Mesi


Premessa
Lo sviluppo emotivo-relazionale non avviene nel bambino da solo, come non è il genitore da solo che permette l'innesco di tale sviluppo. Lo sviluppo emotivo-relazionale per definizione nasce e cresce all'interno della relazione.
Quindi, le "tappe" evolutive descritte sono sempre da intendere come inserite in una relazione tra il bambino e chi si occupa di lui.
Questo significa che quello che accade in una relazione genitore-bambino dipende sia da come il genitore si relaziona al bambino sia da come il bambino si relaziona al genitore.

Nel caso in cui non sia presente un comportamento descritto, esso potrebbe apparire successivamente, oppure, la coppia caregiver-bambino necessita di una facilitazione che permetta una sintonizzazione affettiva capace di modificare il tipo di relazione.

Inoltre, le tappe qui descritte partono dalla nascita in poi, ma in realtà la relazione madre-bambino inizia molto presto: si può dire che inizia dall'innesto della morula nella parete uterina.

3 Mesi

Immagine presa da http://aayiba.blogspot.it
Dalla nascita fino intorno ai tre mesi il bambino cerca di regolarizzare ed organizzare tutte le sensazioni che gli arrivano dall'interno e dall'esterno del suo corpo (ambiente e persone). Mostra interesse verso le cose che lo circondano, ad esempio riuscendo a girarsi verso una fonte sonora, o agendo su oggetti e avvenimenti esterni anche se ancora in modo "opaco".

5 Mesi

Il bambino comincia a sorridere al genitore, a guardare in modo più direttivo, produce dei suoni che comunicano chiaramente il piacere verso qualcosa, come l'essere buttato per aria o l'essere cullato e accarezzato. Si mostra felice di vedere le persone a lui familiari.

9 Mesi

Si sviluppa l'intenzione, il "voglio". Ad esempio il bambino comincia ad indicare ciò 
che desidera: magari allunga la mano verso l'oggetto oppure mostra qualcosa. 

E' l'età in cui allunga le braccine producendo dei suoni per essere preso in braccio. Inizia 
anche un accenno alla reciprocità comunicativa, nel senso che produce dei suoni quando ci si rivolge a lui. 

Da un sorriso nasce un altro sorriso, da un "gorgheggio" nasce un altro "gorgheggio" e che tutto questo fa parte di un dialogo.

14-18 Mesi

In questa fase il bambino comincia ad arricchire la modalità di interazione: porta il genitore verso ciò che vuole, guida la mano dell'adulto per farsi aprire una scatola, fino ad arrivare ad imitare gli adulti che gli stanno intorno, ad esempio cercando di imitare gli stessi suoni o gli stessi gesti che vede proposti.

https://www.harikabebek.com/24-ay/
24-30 Mesi

Ed ecco il passaggio da ciò che è più concreto alla scoperta delle idee e dei simboli. 

Il bambino fa esperienza che l'immagine di un oggetto può rappresentare l'oggetto stesso e un oggetto può "fare le veci" di un altro oggetto. 

Ed ecco comparire il gioco del "far finta", ad esempio prendendo una banana e facendo finta di telefonare. Il bambino inizia anche a dire le prime parole, fino ad utilizzare delle frasi semplici per esprimere i suoi desideri e bisogni. 

Riesce a condividere sentimenti come gioia, interesse, tristezza.

36-48 Mesi

E' l'epoca dei "cosa?" e dei "perché?" che vengono soddisfatti anche dalla nascita di una 
competenza emotiva più complessa. 

Il bambino comincia a creare delle connessioni tra ciò che accade e le emozioni. 

Le interazioni si fanno più complesse e sono fondate anche sul dare e sul ricevere. 

Arrivano ai 4 anni che sono in grado di spiegare il perché vogliono qualcosa e di scambiare una conversazione logica di almeno quattro battute.

Lo sviluppo emotivo-relazionale non si conclude certamente qui, continua per tutta la vita in un fluttuare di continue ondate di cambiamento.

lunedì 19 febbraio 2018

Perché alcuni bambini sono aggressivi?

L’essere aggressivi durante l’infanzia può avere motivazioni diverse. Alcune ricerche sottolineano, ad esempio, che l’aggressività di alcuni bambini è dovuta ad una mancanza di strumenti verbali. Sono quindi bambini che hanno avuto, o hanno, un ritardo nello sviluppo del linguaggio ed una povertà lessicale.

Cosa succede quindi? Che in una relazione tra bambini, chi ha un vocabolario più povero, ricorrerà più facilmente all'uso del corpo per comunicare. Viene da sé che se l’emozione da esprimere è la rabbia e/o la frustrazione, il corpo verrà usato come “arma” per colpire l’altro. Strumenti come morsi, calci, pugni, sono molto eloquenti e più facili da usare rispetto alle parole, dove c’è bisogno non solo di competenze linguistiche, ma anche di un buon autocontrollo.
Anche questi bambini vanno aiutati. Probabilmente il percorso sarà più lungo e necessita di intervenire anche su diversi contesti (come quello familiare), ma comunque possibile da percorrere.



I bambini che hanno questi comportamenti problema causati da una difficoltà verbale, vanno aiutati sia sul versante dello sviluppo del linguaggio che sulla gestione delle emozioni come rabbia e frustrazione. La tempestività nell'intervenire con una terapia logopedica è fondamentale per aiutare il bambino ad incanalarsi in comportamenti più socialmente accettati ed evoluti, ma anche per non incorrere in conseguenze a lungo termine che potrebbero portare a comportamenti oppositivi più difficili da gestire con l’avanzare dell’età.

Altre ricerche individuano l'eccessiva aggressività come derivante da una “fisiologia” più eccitata. Sono cioè bambini che manifestano più irrequietezza, una emotività più reattiva, e sono più sensibili ai fattori di stress. Questi bambini parlano in modo adeguato alla loro età, ma hanno una soglia alla frustrazione molto bassa. In pratica, “scattano per un nonnulla”.

Anche se la causa e l’effetto non hanno sempre un rapporto lineare, almeno in psicologia, qualsiasi comportamento ha un motivo per il quale viene espresso. Queste ultime ricerche parlano di “fisiologia”, e alla fine tutto è rintracciabile nel corpo. E, fisiologia non è uguale a immodificabilità. In questi casi, le variabili che dovrebbero essere considerate sono molte tra cui quelle psicologiche, economiche, relative all'ambiente sociale e familiare di vita (modelli familiari di aggressività, comportamento deviante dei pari, stili educativi non adeguati).


Le terapie più consigliate sono la psicoterapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia familiare.

Tuttavia, il consiglio ultimo è: non aspettate. Non abbiate paura dello psicologo. Dallo psicologo non si va solo quando "le avete provate tutte" 😊

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