Informazioni sul mondo di neonati e bambini

La quercia come simbolo della famiglia

giovedì 18 settembre 2014

Parto africano. Per un parto a contatto con la natura

Oggi parliamo di un modo per pan partorire a contatto con la natura. Un ginecologo di Napoli lo chiama "Parto Africano" poiché richiama il modo di partorire delle donne che vivono nei villaggi africani. Chi ha avuto l'esperienza di partorire con lui si è trovata benissimo grazie alla possibilità di poter sperimentare delle posizioni diverse dalla classica sdraiata sulla schiena che hanno favorito l'espulsione del neonato.

L'idea si sta diffondendo sempre più, tanto che in America hanno lanciato un nuovo reality dal nome "Born in The Wild", idea avuta da una mamma che ha postato il filmino del suo parto avvenuto sulle rive di un fiume.

Negli ultimi tempi sempre più mamme scelgono di partorire in luoghi diversi dall'ospedale, come il parto domiciliare, momento in cui l'ostetrica, e il ginecologo disponibile, si recano a casa della partoriente e la aiutano a partorire. Oppure il parto in acqua, che anche se praticato in strutture ospedaliere o in delle cliniche assomiglia poco ad una sala parto. Adesso si è aggiunto il parto africano*!!
Dimostrazioni che è tanta la voglia di tornare ad un parto naturale.

I pro sono tanti, ma il più importante è che la donna può assumere le posizioni che vuole facilitando così l'espulsione del feto. Questo procura meno dolore ed un parto più veloce. Del resto la posizione in cui la partoriente è sdraiata supina sul letto facilita solo il medico.

*Curiosità: attualmente anche in Africa si tende a far partorire le donne in strutture sanitarie dove vengono fatte mettere nella classica posizione. Purtroppo, solo le donne che vivono nei villaggi riescono ancora a partorire in modo naturale. Sembra che chi deve stare più comodo sia sempre chi assiste piuttosto che l'assistito.


martedì 18 marzo 2014

giovedì 6 febbraio 2014

lunedì 27 gennaio 2014

Baby sling: usala con tuo figlio

La baby sling è quella che noi italiani chiamiamo fascia porta-bebè. Il suo utilizzo si sta diffondendo sempre più, anche se ancora troppo spesso si incontrano bambini portati con il vecchio marsupio a bretelle.

Usare la fascia è un modo più sano di portare il proprio bebè rispetto al marsupio. Ciò dipende dalla posizione assunta dal bambino: nella fascia il peso del bambino è sostenuto in maniera più naturale (bacino, ginocchia e colonna assumono la giusta e corretta posizione per una sana crescita scheletrica) e non soffre invece del peso caricato tutto sul coccige e sulla colonna, ancora troppo immatura per sostenere tutto il peso.
Ci sono poi altri fattori che spingono a consigliare l’uso della fascia:

Età del bambino
La fascia consente di portare un bambino fino a due/tre anni di età, poiché non avendo bretelle aiuta il portatore distribuendo il peso in maniera equa e sopportabile, rispetto invece alle bretelle. Inoltre il bambino non respira a diretto contatto con il tubo di scappamento delle macchine e dei motorini.

Coccole
Il bambino è a stretto contatto con il genitore, questa vicinanza fa sentire il bambino sempre coccolato e permette al genitore di avere le mani libere, per poter fare nel frattempo tante altre cose. Questo va incontro a come è strutturata la nostra società, dove si è sempre in ritardo su ogni cosa da fare e non si ha mai tempo di soffermarsi a viziare il proprio figlio.

Sempre
La fascia porta bebè è sempre utilizzabile:
·         In casa, quando si fanno le faccende
·         Fuori casa, quando si va a fare la spesa
·         In inverno, con fasce più calde o sotto il giubbotto del portatore
·         In estate, con fasce di materiale più fresco
·         Si può portare ovunque: occupa pochissimo spazio

Inoltre

Il bebè può essere portato in qualsiasi posizione e il senso di protezione, di calore, e il tipo di contatto che il neonato prova con la fascia, lo fa crescere più  sicuro e tranquillo. Sembrerebbe che i bambini portati con la fascia piangono di meno.

venerdì 24 gennaio 2014

Tenerezza, speranza, pazienza

Senza questi tre atteggiamenti (tenerezza, speranza, pazienza), non è possibile rispettare la vita e la crescita del nascituro.
La tenerezza ci impegna, la speranza ci proietta verso il futuro, la pazienza accompagna la nostra attesa nel faticoso trascorrere dei giorni. E i tre atteggiamenti costituiscono una sorta di concatenamento per questa vita che va crescendo giorno dopo giorno.
Quando non ci sono questi atteggiamenti, allora il bambino diventa un "oggetto", distante da suo padre e da sua madre, e molte volte "qualcosa" che dà fastidio, come un intruso nella vita degli adulti, che pretendono di vivere tranquilli, ripiegati su loro stessi in un egoismo paralizzante.
(Papa Francesco)

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