Informazioni sul mondo di neonati e bambini

La quercia come simbolo della famiglia

domenica 27 luglio 2008

Il mondo incantato


Un libro molto interessante dove vengono analizzate le fiabe tradizionali tramite un approccio psicoanalitico.

Sapere perché un bambino si fa raccontare "cento volte" e "fino alla nausea" (dei genitori avviamente!) la fiaba di Hansel e Gretel o di Cappuccetto Rosso o ancora della Bella addormentata nel bosco, aiuta i genitori a capirlo meglio, a entrare nel suo mondo, nella sua mente e, si può provare a "guardare" con i suoi occhi il mondo minaccioso di noi adulti.

Il libro offre anche un'altra possibilità: quella di ascoltare e ricordare il bambino che è in noi adulti. Leggerlo diventa così anche una ri-scoperta di se stessi.
Nell'indroduzione vengono messi in rilievo i motivi per cui è buono continuare a raccontare le 'vecchie fiabe di sempre' ai propri figli, tralasciando le più recenti che, purtroppo, non brillano per aiutare il bambino nella crescita psicologica, emotiva e creativa (avranno altri meriti), poiché non c'è niente di nascosto, niente di interpretabile, il tutto è presentato molto, troppo chiaramente. Questa modalità, tutta moderna, non tralasciando spazio alla fantasia del bambino, non la stimola.

Consiglio la lettura di questo libro, anche se la terminologia a volte può risultare ostica a chi non è abituato a termini psicoanalitici.
Consiglio di raccontare le vecchie-ma-sempre-attuali-fiabe ai vostri figli e ai bambini che riempiono la vostra vita...e, ricorda Bettelheim, è importante non svelare il risovolto psicologico delle fiabe ai bambini, per non vanificarne lo scopo di crescita che tale risvolto racchiude in sé.

lunedì 21 luglio 2008

Educazione sessuale per prevenire l'abuso infantile


L'educazione alla sessualità è fondamentale per una crescita sana dei bambini. Molti genitori, arrivano alla preadolescenza del figlio, se non al periodo adolescenziale, e cominciano a porsi il problema: "forse è il caso che gli/le dica qualcosa su...", frase che ho sentito pronunciare molto spesso.

In preadolescenza è già tardi, i ragazzi hanno già provveduto a informarsi. Figuriamoci nel periodo adolescenziale: sanno già tutto!

E' proprio questo il problema, denunciato anche nel libro che consiglio, spesso genitori ed insegnanti, forse perché si sentono incapaci, non educano alla salute e alla sessualità, lasciando un vuoto nei bambini. E purtroppo questo vuoto colmabile da chiunque.

Parlo di bambini e non di ragazzi, perché l'educazione alla sessualità deve essere pecoce. Il bambino si accorge di avere un sesso molto presto. L'educazione alla sessualità è anche educazione all'identità. E non esiste niente di più naturale per il bambino che il proprio corpo. Siamo noi adulti a dover combattere contro le deviazioni che la cultura ci impone.

Parlo di genitori che non educano alla sessualità, ma anche di insegnanti, perché ancora in troppe poche scuole si propongono progetti con questo tema, in troppe poche scuole tali progetti sono proposti alle elementari o alle materne, in troppe poche scuole esistono insegnanti che per loro singola iniziativa toccano questi temi.

Parlo di vuoto che i bambini sentono e che alla prima occasione riempiono. Alla prima occasione perché anche loro sono curiosi; e allora tra gli amichetti e le amichette si scambiano informazioni, scene viste o sentite. E quando quel vuoto lo riempiono così, nella solitudine a cui sono lasciati, è una fortuna. Il problema è quando un adulto malintenzionato riempie quel vuoto.

Questo libro, è veramente uno strumento prezioso per tutte le persone che per lavoro o per ruolo (genitori) frequentano dei bambini.

E' un libro che insegna l'identità e la sessualità, tramite schede pratiche che seguono il progetto delineato.

E' rivolto ai bambini dai 5 agli 11 anni.

E' un libro che previene l'abuso infantile. E' un libro che insegna a dire NO ai pedofili.

L'educazione sessuale deve essere affrontata a questa età per svariati motivi, tra cui c'è anche il fatto che la preoccupazione del genitore non dovrebbe essere solo quella che la propria bambina diventata adolescente "si metta nei guai", o al contrario il maschietto "metta nei guai qualcuna".

Ancor prima di questo pericolo, i bambini rischiano di essere abusati da adulti senza scrupoli che gli rovinano la vita, ancor prima che diventino adolescenti.

Purtroppo non è posibile riconoscere un pedofilo, esso può essere anche il vicino di casa, quindi la prevenzione migliore risulta essere una buona educazione alla salute (intesa anche come educazione sessuale) del bambino e insegnargli a dire NO.

venerdì 18 luglio 2008

La stitichezza del neonato


La cacca del neonato è una delle preoccupazioni principali che i genitori giustamente hanno dopo la dimissione dall'ospedale.


Dal colore, dalla quantità e dalla qualità della cacca del neonato può dipendere la sua salute o meno. Perciò è importante monitorarla, oltre che saper riconoscere l'uno o l'altro problema.


Va intanto detto che la maggior parte dei neonati che vengono allattati al seno sembra non avere problemi di stitichezza. Al contrario di chi invece assume latte artificiale.

Si parla di stitichezza quando il neonato riduce di molto il numero di emissioni di feci, che diventano dure e a palline (come quella delle capre). A volte, il neonato si sforza di evacuare, diventa tutto rosso, ma nonostante i suoi sforzi non riesce nell'intento con la conseguenza della comparsa di dolori addominali.

Va quindi aiutato.

Come prima cosa bisogna assicurarsi che il neonato soffra veramente di stitichezza, nel caso affermativo i consigli offerti sono molti e vanno da quelli più 'artificiali' a quelli più naturali.

Premesso che è vivamente sconsigliato dare un lassativo al neonato per l'alta delicatezza del suo intestino ciò potrebbe causare problemi, un aiuto, che considero tra gli artificiali, può essere dato facendo una microsupposta o microclisteri di glicerina.

Inoltre, sempre tra gli artificiali, ma molto diffuso, è di aiutare il bambino con la stimolazione rettale tramite termometri o bastoncini ovattati cosparsi di olio di vaselina.

Tra i rimedi naturali, secondo me preferibili per diversi motivi, sono invece l'inserimento dell'acqua nella dieta del neonato (fatta inizialmente solo di latte), oppure si possono aggiungere 1 o 2 cucchiaini di olio d'oliva al latte, oppure sciogliere il latte in polvere in brodo di verdura qualora ovviamente il neonato assuma latte artificiale.

Altre volte si sono rivelati molto efficaci dei massaggi all'addome fatti giornamente, in modo tale da favorire l'evacuazione delle feci. Tali massaggi devono essere effettuati sempre in senso orario, per favorire la fuoriuscita di aria e materiale fecale, poiché andando in senso orario si segue l'andamento dell'intestino, aiutandolo.
Una parte del massaggio infantile è proprio dedicata al massaggio dell'addome, per aiutare il neonato a risolvere i suoi problemi intestinali (stitichezza, meteorismo, colichette).

Il massaggio, l'aggiunta di acqua o di brodino rimangono i metodi migliori per aiutare l'intestino a diventare 'autonomo' nell'azione di evacuamento, al contrario dell'utilizzo di olio di oliva, stimolazione rettale, e supposte/clisteri che al contrario lo impigriscono.

Comunque sia, avvertite sempre il pediatra che segue vostro figlio prima di intraprendere qualsiasi 'trattamento'.

martedì 15 luglio 2008

Dormi, bambino, dormi (Commento)


Libro letto qualche anno fa, riletto ultimamente grazie alla curiosità instillatami da un anobiiano a cui non è piaciuto (che ringrazio :)...e, devo dire che la rilettura mi ha portato a considerare il fatto che la modalità con cui offre consigli e spunti è troppo direttiva, veramente troppo.

Sembra quasi che se un genitore non segue le regole descritte, fallirà nell'insegnare a suo figlio la regolazione sonno-veglia.
Infatti, non da consigli, ma regole da seguire pedissequamente, che seppur valide (in alcuni casi, non in tutti), perdono di significato davanti alla non presa in considerazione delle emozioni dei genitori.
Alcuni genitori riportano comunque l'esperienza positiva in seguito alla lettura del libro, dormendo ora notti tranquille.

In conclusione, personalmente lo ritengo un libro interessante, ma le regole descritte son da prendere e trasformare in consigli o in spunti di riflessione.
Anche perché il consiglio di lasciar piangere il figlio finché non smette si sta rivelando, da alcune ricerche, biologicamente contraddittorio.

domenica 13 luglio 2008

Il biberon di marzapane


Nella favola di Hansel e Gretel, la casa di marzapane, ideata da una strega malvagia, è una trappola per i bambini che attirati dalla golosità cominciano a mangiarla, ignari del fatto che andranno così incontro alla morte.

Da adulti sappiamo che la favola di Hansel e Gretel deriva dalla fantasia dei fratelli Grimm, che ha dei significati simbolici che aiuano i bambini nel difficile processo di crescita e accettazione delle difficoltà, che, comunque sia, i due fratellini si salvano.

Oggi, al posto della casa di marzapane, abbiamo i biberon di marzapane, ma non solo, abbiamo anche le incubatrici di marzapane e gli aerosol di marzapane.

E purtroppo non si tratta di fantasia, ma di realtà.

Gli incriminati, dalle varie ricerche, sono i biberon, costruiti con un componente chiamato Bisfenolo A, un policarbonato, sostanza chimica utilizzata nella costruzione di plastica e resina.

Il bisfenolo ha un larghissimo impiego nella produzione di:

- oggetti per la nutrizione (bicchieri, stoviglie, contenitori per gli alimenti);
- materiali per l'ambito della medicina (lenti per gli occhiali, dialisi, cardiochirurgia);
- materiali per la prima infanzia (biberon, bicchieri di plastica per bambini, aerosol, incubatrici).

L'insidia del bisfenolo A è identica a quella della casa di marzapane: si rischia la vita!

Ricerche di anni e anni fa avevano portato alla luce che piccole particelle del composto chimico, si staccavano, finendo nel cibo o nella bevanda che si stava ingerendo.

Dopo un primo allarmismo, i ricercatori, tramite i media, dichiarano che la quantità di particelle rilasciate nel cibo o nelle bevande era talmente bassa che non procurava nessun danno.

Danni, badate bene, che andrebbero ad interessare il sistema ormonale e neurologico, procurando problemi di salute permanenti.

Proprio così, il bisfenolo A, oltre che essere accusato di procurare il tumore al seno e alla prostata, andrebbe a interferire con il sistema endocrino procurando effetti negativi sul tessuto cerebrale non solo del bambino, ma anche del feto.
Le ultime ricerche dimostrano la tossicità del prodotto anche a dosi molto basse.
Il problema della veridicità o meno di queste ricerche è ciclico, come sempre del resto ogni volta che si vanno a toccare degli ingranaggi che muovono enormi correnti di denaro.

Le ricerche sulla tossicità o meno del bisfenolo A esistono dal 1928 e sono continuate fino ai nostri giorni creando una volta allarmismo e l'altra tranquillità in tutto il Mondo.

In Italia, come nostra mentalità detta, l'allarmismo non scatta mai. L' Ufficio Stampa dell'Istituto Superiore di Sanità in un comunicato del febbraio del 2008 fa sapere che: "In base alle conoscenze attuali, non ci sono motivi scientifici che precludono l’uso di biberon in plastica. Le stime effettuate dall’EFSA hanno mostrato che l’esposizione della popolazione europea a bisfenolo A attraverso la dieta anche in neonati allattati esclusivamente con biberon in plastica è notevolmente inferiore al valore di assunzione giornaliera tollerabile."

Il 21 aprile del 2008 in Canada si mette al bando la vendita e l'importazione di biberon in policarbonato in base ad uno studio statunitense (del National Toxicology Program, se non sbaglio del 2007) sulla presunta pericolosità per gli animali del bisfenolo A (Bpa) contenuto in questo polimero. Non è escluso che il provvedimento possa estendersi successivamente ad altri contenitori per alimenti liquidi realizzati con lo stesso materiale.

L'allarme era già stato dato nel 2005, in seguito ad uno studio della Yale University condotto da Neil J. MacLusky.

Ad essere contaminati sono il cibo e l'acqua, i bisogni primari per la vita dell'uomo. e la contaminazione pare vada a ledere le radici dell'umanità: i feti, i neonati e i bambini, ma mentre Hansel e Gretel alla fine riescono a salvarsi, sarà più difficile per i nostri bambini.

Le notizie le ho prese dai seguenti articoli:

martedì 8 luglio 2008

In ricordo di Enrico Micheli


Dal sito Il Prisma-Sito di psicologia:

La notizia inaspettata e dolorosa della sua sua morte (articolo) mi ha portato a scrivere queste poche righe in suo ricordo.

Nonostante abbia incontrato il dr. Micheli poche volte, rispetto a quante avrei voluto, ho potuto respirare la grande passione che lo legava al suo lavoro con i bambini autistici e le loro famiglie.

Era una persona e un professionista leale, sincero, concreto e umile.

Veramente appassionato del suo lavoro, tanto da essere dispiaciuto e amareggiato nel suo cuore di come in Italia è stato travisato e “pasticciato”, come lui diceva, il TEACCH qui in Italia.

In tutti gli incontri che ho avuto con lui, si animava sempre sottolineando che bisognava recuperare il 'cuore' di questa filosofia che era proprio quella di prendersi veramente in carico tutte le difficoltà e tutti i problemi di questi bambini e delle loro famiglie.

Durante le sue lezioni, cercava in tutti modi di trasmettere non solo il suo sapere 'accademico' ma soprattutto il suo sapere 'emozionale', la sua esperienza, il suo amore e la sua passione per il lavoro che svolgeva, sempre con umiltà.

Vorrei riportare alcune frasi che gli ho sentito dire in tutte le occasioni in cui l'ho incontrato e la riflessione a cui mi hanno portato:

- “La conoscenza fa parte del processo di salute mentale”.

Nella versione precedente di questo sito c'era una frase proprio sulla conoscenza, concetto per me di fondamentale importanza. Conoscere vuol dire avere una possibilità di scelta maggiore, vuol dire non soccombere nel mare di informazioni che ci arrivano, vuol dire avere gli strumenti necessari per porsi degli obiettivi fattibili e non perdersi al primo insuccesso. Nell'ambito del lavoro questo si traduce nel dover coinvolgere gli operatori, ma soprattutto i genitori, nel processo educativo del loro bambino. Sono loro che devono essere portati pian piano alla conoscenza non solo del loro bambino, che già molto probabilmente conoscono meglio di chiunque altro, ma anche delle caratteristiche dell'autismo. Questo li aiuterà a discernere.

- “L'organizzazione fa la cura...quando la scuola è disorganizzata il bambino a scuola perde il 90% del suo tempo”

Ormai è assodato da una moltitudine di ricerche scientifiche che i bambini con autismo hanno bisogno di un intervento intensivo, le poche ore di terapia fatte settimanalmente “non servono a niente” (per riprendere alcune parole di Micheli). Il bambino passa veramente tante ore al giorno a scuola, e sono anche le migliori dal punto di vista dell'apprendimento. E' quindi fondamentale che la scuola sia ben organizzata per educare questi bambini nella modalità a loro più congeniali. “Il bambino autistico non può perdere tempo prezioso” (diceva spesso Micheli), questo non significa che il bambino dovrà stare seduto a tavolino in una modalità strutturata tutte le ore che passa a scuola, ma significa essere preparati professionalmente a saper insegnare al bambino con autismo non solo a 'studiare', ma anche a giocare, a fare la fila, ad aspettare il suo turno, a fare passeggiate, a mangiare a mensa.

La scuola, se non in grado di offrire questo, dovrebbe mettersi in discussione e chiedere aiuto ad esperti esterni ad essa.

Veramente ancora troppo spesso, nelle scuole i bambini sono lasciati a loro stessi.

- “I genitori devono essere coinvolti, informati e formati”

Il dr. Micheli teneva moltissimo alla formazione dei genitori, e nella mia esperienza lavorativa posso confermare l'importanza di questa frase. Riporto in proposito un breve scritto di Micheli: “L' effetto dell'informazione e formazione dei genitori non è soltanto diretto, il miglioramento del bambino, ma anche indiretto, il benessere di tutta la famiglia, la diminuzione del rischio di depressione o di altri aspetti negativi per la salute mentale degli adulti; e aumenta inoltre nei genitori la capacità di "durare" in un percorso che, come spesso diciamo ai papà e alle mamme che incontriamo, "non assomiglia ai cento metri piani ma a una maratona".

Questa è una responsabilità che noi professionisti non dobbiamo mai dimenticare di avere nei confronti dei genitori dei nostri piccoli pazienti.

- “Con l'autismo non è il linguaggio che veicola le informazioni”

E' proprio così, il bambino con autismo non ha come canale preferenziale quello del linguaggio per apprendere informazioni. Questo si verifica sia a livello di insegnamento di nuove abilità cognitive che anche per le abilità sociali.

Infatti, nel rapporto con le persone autistiche, sono importanti tutti gli strumenti di visualizzazione come la token economy, il diario visivo, le storie sociali, i pecs, il calendario per immagini. Cosa che ho visto fare sempre troppo poco, soprattutto quando il bambino o il ragazzo raggiungono una buona abilità di comprensione verbale. E’ come se scattasse nelle nostre teste una vocina che ci dice “ma lui capisce”. Il problema non è se capisce o non capisce, il problema è che, in casi come questi, continuiamo a associare la mente delle persone autistiche alla nostra, dimenticandoci che la loro funziona in modo diverso.

In uno degli incontri gli ho chiesto cosa pensasse di alcuni approcci che lui ha chiamato “new age” e riporto qui quello che ha scritto sul suo sito che ben racchiude la risposta che mi diede:

“Comunicazione Facilitata, Delacato, Auditory Training, Musicoterapia, Delfinoterapia, diete, secretina, ecc. L'ho chiamato gruppo "new age", perdonatemi questo termine un po' superficiale per un gruppo molto variegato, perché vi ho immesso interventi che non fanno riferimento a un unico modello teorico.

Questo gruppo aumenta la confusione. Guardando superficialmente l'insieme degli interventi che ho qui raccolto potrebbe sembrare un cocktail che mescola gli ingredienti dei due primi gruppi.

Fiducia nel fatto che il bambino ha, nascoste, le stesse abilità dei bambini a sviluppo tipico; rifiuto della valutazioni, dei numeri, dei test che potrebbero al contrario valutarne le vere abilità possedute, oltre ai limiti e alle difficoltà; l'attribuzione di effetti taumaturgici a componenti non misurabili né controllabili (nella CF per esempio, la fiducia tra facilitato e facilitatore che permette l'espressione di capacità cognitive ed espressive "nascoste" sotto la crosta dell'handicap); il linguaggio "scientifico", inteso come parlare di biochimica, neurologia, infezioni, vaccini, medicine, senza considerazione per le regole della conoscenza scientifica; come se il parlare di argomenti biologici o chimici fosse di per se qualcosa di scientifico, anche se in realtà si dà fiato a intuizioni, voci, teorie, ecc, che non hanno la benché minima conferma con l' umile ma necessario metodo scientifico.

E così compare la "aprassia" della Comunicazione Facilitata, la "lesione" del metodo Delacato, i problemi gastrointestinali della secretina, i problemi uditivi dell'auditory training, tutte cose che potrebbero caratterizzare molti singoli bambini, ma certamente non tutti.

Internet e il tam tam tra genitori è il canale di comunicazione preferito da questo filone, è rapido nell'annunciare successi, nella sua comunicazione fa appello a componenti emotive, a speranze, a illusioni, a legittimi desideri di por fine a gravi sofferenze.

Gli insuccessi e i limiti sono dovuti a congiure della scienza ufficiale, agli scarsi soldi investiti nella ricerca, al tentativo da parte di non bene identificati baroni di coprire la verità.

E di nuovo, come con la psicanalisi, il bambino vero, quello che è indispensabile conoscere e rispettare, viene oscurato da un bambino immaginato, e di nuovo si "perdono i treni".

Credo che sia necessario sostenere la necessità, l'opportunità, l'utilità di una scelta tra questi modelli di fondo e il pericolo e il danno derivato da scelte non chiare o confusioni.

Non sempre la necessità di una scelta è chiara; per esempio, molti operatori legati al modello psicodinamico vedono la necessità e l'efficacia di interventi educativi, ma non si decidono a fare una scelta chiara perché, giustamente interessati alla relazione con il bambino e alla sua crescita emotiva oltre che cognitiva o pratica, pensano che l'unico modello che contempli attenzione a queste variabili sia quello psicodinamico.

Questo purtroppo è frutto di una scarsa diffusione dell'importanza attribuita alle emozioni, alle relazioni, al benessere personale dal modello di riferimento degli interventi psicoeducativi, e che oggi non c'è più bisogno di psicanalisi per occuparsi di questi aspetti fondamentali.

Una volta fatta questa scelta, buona parte della confusione scompare, e ci si può finalmente dedicare a ricavare il massimo possibile, per l'interesse del bambino e dei suoi famigliari, dalle pratiche di intervento coerenti con questa scelta, e a scartare come rumore e confusione inutile e dannosa i continui tentativi di "inquinare" la scelta con proposte che fanno capo a un gruppo che ha modelli di fondo differenti.

Il modello psicoeducativo è quello da me scelto.

Naturalmente altri potrebbero fare altre scelte; possono buttarsi con fede nel mondo dei segreti e misteri della natura con occhi prescientifici; l'importante è che questa scelta, se fatta, sia fatta da chi è in grado e ha il compito di discriminare, è consapevole di aver fatto una scelta, di averla fatta sulla base di valide informazioni. La confusione viene dalla non chiara discriminazione, e il danno che ne deriva è l'oscillazione tra i due mondi: quello delle conoscenze derivate dall'osservazione e del severo controllo e quello dei "miracoli" delle cure alternative. Il danno si ha quando un intervento che da risultati lenti ma probabilmente destinati a continuare nel tempo viene abbandonato per l'ultima moda di trattamento alternativo, alterando in questo modo il sicuro cammino, che è uno dei requisiti per una efficacia del trattamento con le persone autistiche. Il danno è la sfiducia che ne deriva per ogni intervento. Altro danno della confusione è l'alto prezzo che le illusioni chiedono di pagare, a volte in termini di soldi, ma spesso anche solo in termini di sconvolgimento di un sistema di vita che già è faticoso: pensate alle diete, che in vista di risultati mai sostanzialmente documentati chiedono di contrastare continuamente i desideri alimentari del bambino, sconvolgono le abitudini alimentari di una famiglia e a volte sono dannose in quanto tolgono sostanze nutritive fondamentali.

Rispettando le scelte e le credenze diverse dalle mie, io non posso che dichiarare che il mio sforzo è quello di sostenere la fiducia, la fatica, di persone fortemente provate, aiutarli a tener duro, a continuare, a modificare gli interventi con gradualità e attento studio. In scienza e coscienza, questo è il lavoro da fare, dato che le evidenze scientifiche sostengono questo atteggiamento. E' compito degli psichiatri, degli psicologi, dei clinici, riflettere seriamente su questa scelta, e svolgere in modo più assertivo la loro funzione di guida e informazione per le persone che a loro si rivolgono, senza quei timori che spesso lasciano aperta la porta alla confusione (E. Micheli)".

In conclusione, posso dire che tra le cose più importanti che Micheli ha fatto per me, è l'aver rivaluto il TEACCH e aver capito finalmente la sua filosofia, storpiata dalla maggior parte degli italiani, e la potenzialità che offre nel riconoscere dignità al bambino autistico. (Si possono legger in proposito le pagine che lui ha scritto sul suo sito).

L'individualizzazione, la flessibilità e l'indipendenza sono concetti fondamentali e obiettivi che mi pongo davanti e con ogni bambino e famiglia che incontro nel mio lavoro grazie agli insegnamenti avuti da Micheli.

Grazie, caro Micheli, di tutto. Buon viaggio..e buon riposo.


domenica 6 luglio 2008

Riconoscere gli orchi

Vorrei iniziare questo post con le parole di Umberto Galimberti:

"È un po' nauseante parlare di voi pedofili, ma siete tanti e avete scelto come unico scopo della vostra vita quello di trasmettere e perpetuare la ferita non rimarginata della vostra infanzia, affinché un dolore profondo e incompreso si trasmetta di generazione in generazione".

Questa spirale va combattuta, va spezzata, va distrutta.

Leggendo libri, riviste e articoli su internet, mi sono imbattuta nel "decalogo del perfetto pedofilo" che la polizia in una delle sue 'azioni' è riuscita a sequestrare ad un pedofilo.

Gli orchi vanno combattuti e conoscere è uno dei modi più afficaci che abbiamo per combattere qualsiasi cosa, compreso questo rapporto distorto che gli orchi hanno nei confronti dei bambini.

Il decalogo del perfetto pedofilo (o dell'orco perfetto)

  1. Trascorri più tempo possibile con il bambino. Insinuati in casa o portalo in un luogo sicuro. Fagli trovare casualmente del materiale pornografico. Parlagli di sesso. Osserva le sue reazioni.
  2. Fai capolino dalla porta quando si sveste. Sii gentile, simpatico. Fagli dei complimenti. Toccalo accidentalmente oppure trova una scusa per toccarlo. Procedi per gradi.
  3. Sii simpatico, aperto. Prendi di mira i bambini poco seguiti dai genitori, con problemi di famiglia o già abusati. Individua i loro punti deboli.
  4. L'ideale è un bambino proveniente da una famiglia difficile e disgregata perché è alla rierca disperata di appoggio. Anche i bambini taciturni e isolati sono alla ricerca di qualcuno che si accorga di loro.
  5. Meglio un bambino senza amici. Diventa suo amico. Comportati in modo che possa fidarsi completamente.
  6. Cerca di diventare amico di un uomo dedito all'alcol e alla droga, che considera i propri figli un peso e li maltratta. Quei bambini soffrono, se gli si dà un po' di attenzione sarà facile raggirarli. Quando un genitore ha fiducia in te offriti come baby-sitter. A questo punto sei solo con lui: il piccolo che teme i genitori è contento di stare con te.
  7. Usa l'amore come esca. Evita le minacce finchè è possibile. Dagli l'impressione di essere libera, o libero, di scegliere, di fare o non fare. Digli che per te lei o lui, è speciale. Meglio i bambini che hanno già subito degli abusi e sono abituati a certe cose.
  8. Mostrati interessato al suo benessere. Se non ha un amichetto, chiedi il motivo. Procedi lentamente per non destare sospetti. Quando si fida completamente comincia a toccare. Osserva le reazioni.
  9. Assicurati che non ci sia nessuno intorno. Accarezzalo pesantemente. Il passo successivo consiste nel convincere il bambino che tutto va bene, non c'è nulla da temere, non è il caso di scappare.
  10. Digli che quello che state facendo è lecito. Se non riesci a convincerlo usa le minacce e, se necessario, la coercizione fisica.

Purtroppo le ricerche indicano che l'85% l'orco che abusa è familiare stretto o comunque facente parte della famiglia allargata.

Purtroppo se un componente della famiglia si accorge, oppure è il bambino/a stesso a raccontare, la reazione più comune è quella di mettere tutto a tacere. Tacere per paura che il familiare vada a finire nelle mani della giustizia, tacere per paura che la famiglia si sfasci, tacere per paura di affrontare qualcosa che è devastante...

Purtroppo ...a causa dei nostri purtroppo, quel bambino o quella bambina non vivranno una vita degna di essere chiamata tale.

Elenco di alcune associazioni che lottano contro le violenze subite dai bambini:

- Associzione Meter

- Fondazione Luca Barbareschi e Associazione Prometeo

- Artemisia

- Afesip, Somaly Mam

I più letti di sempre

Seguimi su Facebook